07 maggio 2000

Novant'anni - La fine dell'arcobaleno - Ritorno a Campobasso di Robert Bruno

Tradotto dall'inglese da Myria Rylee

Mi chiamo Robert Bruno. Sono italo-americano della seconda generazione. I miei genitori sono nati in America e tre dei miei nonni sono nati in Italia. Le mie origini sono italiane al cento per cento. Il padre di mio padre era di Napoli, e sua madre di Bari. La madre di mia madre, Josephine, era nata a New York, ma i suoi genitori erano di Roma. Mia madre si chiama Rose Casertano e suo padre era Pasquale Casertano di Campobasso.
Il nome Campobasso mi e' sempre stato familiare perché a Campobasso c’era la casa spesso accennata da mio nonno. Mio nonno arrivò in America tramite Ellis Island il 24 ottobre, 1913. Ancora non lo sapevo, ma il 24 ottobre sarebbe stata una data molto speciale. Pasquale aveva sedici anni quando venne in America appresso ai suoi fratelli Giuseppe e Giovanni. Essi arrivarono in America alcuni anni prima ma ignoro la data esatta. Sfortunatamente, nessuno dei tre fratelli ritornó a Campobasso o rivide la famiglia e nemmeno ebbero l’opportunità di parlarle. Ultimamente mi sono reso conto di quanto possa essere stato difficile per tutta la famiglia Casertano in Italia. Avere tre fratelli lasciare per sempre una buona famiglia e un bel paese deve essere stato devastante.
Ero il primo nipote di Pasquale e Josephine Casertano. La mia famiglia è sempre vissuta con i miei nonni. Pasquale scriveva sempre alla sua famiglia a Campobasso fino alla sua morte nel 1963. Mia nonna, Josephine, non parlava ne scriveva l’italiano molto bene, dunque poco dopo la morte di mio nonno, tutte le comunicazioni con i Casertano di Campobasso si fermarono.
Nell’autunno del 2000, mia moglie Mariann ed io cominciammo il nostro viaggio, atteso da tanto, in Italia. Siamo partiti dall’ aeroporto internazionale di Miami e siamo andati a Londra. Da lì abbiamo preso la coincidenza per Nizza, in Francia. Abbiamo passato due giorni in Francia e il terzo giorno ci siamo messi in cammino per l’Italia.
Avevamo progettato il nostro tragitto da mesi. Le nostre destinazioni includevano Santa Margherita, Orvieto, Positano, Amalfi, Ravallo sulla costa Amalfitana, Siena, Assisi, e naturalmente, Campobasso. Eravamo tutti e due eccitati che avremmo finalmente visitato l’Italia. C’erano molti posti che volevamo vedere incluso il luogo di nascita di mio nonno, Campobasso. Non me ne sarei andato via dall’Italia se prima non visitavo Campobasso. Una forte sensazione in me mi diceva che dovevo vedere da dove mio nonno proveniva. Dopo tutto, Campobasso era tutto ciò che sapevo delle mie origini.
Mariann ed io stavamo in Italia da un paio di settimane quando arrivammo a Positano sulla costa Amalfitana. Dopo il nostro soggiorno lì, la nostra prossima destinazione sarebbe stato Campobasso. Campobasso si trova a circa due ore e mezza di guida da Napoli ed è il capoluogo della provincia di Molise, ad ovest della costa Adriatica. Mentre andavamo a Campobasso, il cielo cominciò a scurirsi e cominciò a piovere. Pioveva per un pò poi il sole riappariva ma poco dopo il cielo si scuriva di nuovo e si rimetteva a piovere, poi di nuovo il sole ricompariva e così via. Questa sequenza andò avanti più volte mentre ci avvicinavamo ai limiti della città. Mentre proseguivamo il nostro viaggio verso Campobasso, vidi un segno stradale che diceva “Campobasso – 2,5 chilometri”. Appena dopo aver letto quel segno, un arcobaleno apparve davanti a noi. Abbiamo letteralmente attraversato un arcobaleno nella città! Era un sentimento affascinante che non posso spiegare. Era come se tutti i nostri antenati ci stessero dando il benvenuto. Ci diede i brividi a tutti e due.
Siamo giunti a Campobasso nel tardo pomeriggio. Abbiamo trovato un hotel chiamato “Le Cupolette” fuori città. Per me era molto eccitante perché sapevo che mio nonno e i suoi fratelli provenivano proprio da qui. Ero l’unico Casertano che ebbe l’opportunità di ritornare. Era come un viaggio nel passato. Siamo andati a passeggiare in città. Avevo voglia di dire a tutti chi ero e che mio nonno veniva da qui. Volevo dire a tutti che ero un Casertano, un “italo-americano”. Volevo dire a tutti che un Casertano era finalmente tornato dall’America. Quella sera, chiamai mia madre. Era molto contenta e eccitata perché sapeva che ero il primo Casertano a ritornare da quando i tre fratelli partirono al principio del 1900.
Dopo una cena meravigliosa stile Campobasso, siamo ritornati all’hotel. Mariann andò in camera ed io decisi di rimanere un pò nel lobby. Pensavo che forse avrei incontrato qualcuno che conoscesse la famiglia Casertano. Mi resi conto che questo non sarebbe accaduto visto che nessuno parlava inglese. Ero eccitato di dove mi trovavo. Mentre sedevo nel lobby a guardare il viavai della gente, chiesi un elenco telefonico. Mi ero detto, “vediamo se ci sono dei Casertano nell’elenco telefonico”. Non so cosa pensavo, visto che naturalmente c’erano. Mentre sfogliavo l’elenco telefonico, arrivai al nome Casertano e vidi due Salvatori, Michele, Rafaele, Fabrizio, Francesco e Bianca. Non ero veramente sorpreso di trovare tutti i Casertano nell’elenco telefonico. Nemmeno ero sorpreso di vedere che vivevano tutti sulla stessa strada, a Mascione. Vivere vicino alla famiglia era tipico per gli italiani in America.
Sapevo che mia madre sarebbe venuta a trovarci a Natale, cosi ho chiesto all’impiegato dietro il banco di farmi una copia della pagina che conteneva tutti i Casertano. Volevo fare vedere a mia madre tutti i Casertano che vivevano ancora a Campobasso. L’indomani lasciammo Campobasso e ci avviamo a nord verso Siena. Non posso spiegarne le ragioni, ma mentre lasciavamo Campobasso, sentivo nel mio cuore che sarei ritornato ancora.
Poco dopo il nostro rientro in America, mia madre arrivò per le feste Natalizie. Ero molto ansioso di farle vedere la pagina che avevo copiato dall’elenco telefonico di Campobasso. Quando mia madre vide la lista, si eccitò subito. Cominciò a dire “oh mi ricordo che il nonno scriveva a Salvatore, Nunzio e Rafaele” e cosi via. Era molto eccitata. Sapevo che queste non erano le stesse persone alle quali mio nonno scriveva, ma che sarebbero stati i figli, nipoti e cugini dei parenti che mio nonno lasciò e ai quali scriveva spesso.
Essendo curioso, decisi di scrivere un lettera a Campobasso. C’erano circa sette o otto Casertano nell’elenco del telefono, così dovevo scegliere un nome dove avrei indirizzato la lettera. Ho scelto Rafaele Casertano. La ragione che scelsi Rafaele era perché il fratello di mio nonno, Giovanni, aveva avuto un figlio chiamato Rafaele. Conoscevo Rafaele tutta la mia vita perché era molto vicino a mia madre. Anche se era un cugino al secondo grado, per rispetto l’ho sempre chiamato zio Ralph. Zio Ralph adesso ha 83 anni e vive ancora nella stessa casa che Giovanni comprò molti, molti anni fa a Staten Island, a New York. Era la prima casa che la famiglia Casertano comprò in America.
I nostri amici, Olga e Steve Delpietra di Trieste tradussero in italiano la lettera che avevo scritto per Rafaele in Italia. Spedii la prima lettera a Rafaele nel febbraio 2001. La lettera diceva semplicemente chi ero io, chi era mia madre e che mio nonno Pasquale venne in America nel 1913 con i suoi due fratelli maggiori Giuseppe e Giovanni. Nella lettera chiedevo anche se per caso ci fosse una parentela tra noi, oppure se conoscevano qualcuno a Campobasso con il quale potrei essere apparentato. Ho incluso il mio indirizzo e-mail, ho spedito la lettera sperando di ricevere una risposta.
Avevo spedito la lettera di venerdì. All’ufficio postale mi dissero che ci vorrebbero dai sette ai dieci giorni affinché la mia lettera raggiungesse Campobasso. Cinque giorni dopo mentre stavo al lavoro, mi telefonò mia moglie Mariann. Mariann mi informò che avevo ricevuto un e-mail. Chiesi “da chi?” Mi disse che era da Rafaele, a Campobasso. Chiesi “cosa dice?” Mi rispose “non lo so, è in italiano”. Le ho chiesto di stampare l’e-mail e appena sarei arrivato a casa l’avremmo portata a casa di Olga e Steve per farla tradurre.
Non vedevo l’ora di andare a casa. Eravamo cosi eccitati. Appena arrivato a casa, attraversai subito la strada per scoprire il contenuto della lettera. Olga tradusse la lettera per noi. Scoprimmo che Rafaele era il cugino di primo grado di mia madre. Suo padre, Antonio, era il fratello più giovane di mio nonno. Dunque, anche se mia madre e Rafaele sono cugini, Rafaele e’ più vicino alla mia età che a quella di mia madre.
E' stato un momento estremamente eccitante di scoprire che avevamo ancora parenti che vivevano a Campobasso. Ho sempre saputo che erano da qualche parte in Italia, ma non mi ero mai immaginato che tutti i figli del fratello di mio nonno vivevano ancora incredibilmente a Campobasso. Da quella volta nella quale comunicai con Rafaele fino ad oggi continuo a scrivere a Campobasso, più che altro per e-mail e lettere nella posta normale. Ci siamo anche scambiati le foto. Quando ho ricevuto una foto da Antonio, mi colpì la sua somiglianza a mio nonno – suo fratello maggiore – Pasquale. Ho fatto copie di tutte le foto e le mandai a mia madre nel New Jersey, che a sua volta le fece vedere alle sue sorelle – Lucile a Long Island, Annette in Pennsylvania e suo cugino Rafaelle a Staten Island. Era grandioso poter scambiare le foto cosi.
Un giorno ho ricevuto un altro e-mail da Campobasso. Questa volta non era da Rafaele ma da sua figlia Laura. Laura è mia cugina di terzo grado. Era molto emozionante ricevere un altro e-mail da un altro parente della famiglia Casertano. Laura stava con suo cugino Claudio e si presentavano. Ero molto felice perchè i primi paragrafi erano in inglese e dunque non avevo bisogno che qualcuno me li traducesse. Laura diceva che era molto felice di conoscermi e che sperava un giorno di potere conoscermi in persona e di venire in America. Pensava che il suo inglese non era buono e proseguì scrivendomi in italiano. In tutta sincerità, l’inglese di Laura è molto buono. Spero che un giorno il mio italiano sarà buono come l’inglese di Laura. Le comunicazioni continuarono così avanti e indietro per i prossimi tre anni. Io dissi che sarei eventualmente tornato a Campobasso un giorno, ma non sapevo con esattezza quando. In quei tre anni ci furono alcuni eventi che mi proibirono di tornare presto come lo volevo io. In agosto del 2001, ebbi un’opportunità unica di tornare all’università e prendere il diploma universitario. Il mese dopo un altro evento accadde in America che avrebbe cambiato il nostro modo di vita per sempre. L’11 settembre 2001, dei terroristi attaccarono il “World Trade Center” a New York, il Pentagono a Washington D.C. e un’altro aereo era diretto verso la Casa Bianca quando precipitò in Pennsylvania. Non era il momento giusto per un Americano di andare all’estero, così mettemmo da parte i nostri progetti di viaggio.
Nel 2003, un terremoto vicino a Campobasso uccise più di 25 bambini in una scuola del luogo. Quando seppi che il terremoto era dalle parti di Campobasso, mandai subito una e-mail per essere sicuro che i Casertano non avevano subito danni. Dopo due settimane ancora non mi avevano risposto, così decisi di chiamare Campobasso. Era domenica e chiesi a Olga di venire da noi. Rispose Lucia, la moglie di Rafaele. Quando sentì che era una chiamata dall’America ha subito chiamato Laura. Ci siamo tutti emozionati tanto. Era un momento storico per la famiglia. Era la prima comunicazione a voce per le due famiglie Casertano da quando mio nonno lasciò Campobasso nel 1913. Ne Pasquale, Giuseppe o Giovanni parlarono per telefono con la famiglia rimasta indietro. Mia madre confermò questo fatto. Nessuna chiamata telefonica fu mai fatta. Non penso che la tecnologia telefonica fosse molto buona prima del 1963 e quella che esisteva era molto cara. Era davvero un momento molto emozionante per tutti noi potere finalmente parlarci. In quel periodo avevo iniziato a studiare l’italiano, ma mi dimenticai di tutto quello che avevo imparato nell’eccitamento del momento. Non dimenticherò mai quel giorno. Io e Mariann parlammo con Laura e Rafaele, ma fu Olga a parlare più di tutti. Sono contento che ci fosse per tradurre. Penso che da quel giorno in poi siamo diventati un realtà. Scrivere era bellissimo, ma una volta fatto il contatto a voce, entrammo in un’altra dimensione di parentela.
I contatti via e-mail continuarono e in giugno del 2003, Mariann ed io decidemmo che saremmo ritornati in Italia. Mentre facevamo i piani per il nostro viaggio non eravamo completamente sicuri che saremmo riusciti a partire. La moglie del padre di Mariann stava male ed anche suo padre non era nella migliore salute. Mariann combatte' con questi pensieri per mesi. Avevamo gia le nostre prenotazioni aeree, ma Mariann non voleva dire alla famiglia in Campobasso che venivamo. Non voleva deludere nessuno, incluso noi stessi, nel caso che dovremmo cancellare tutto all’ultimo minuto. Abbiamo atteso per vedere come si svolgerebbero le cose nei mesi successivi.
Avevamo progettato di partire da Miami via Londra con arrivo a Nizza, Francia il 19 ottobre 2003. Avremmo seguito l’itinerario esatto di tre anni prima salvo per un paio di piccoli cambiamenti. Ho spedito una lettera a Campobasso il 29 settembre 2003, dicendo a tutti che venivamo in Italia e che ci sarebbe piaciuto andare a Campobasso e conoscere tutti. Pochi giorni dopo ho ricevuto una lettera da Laura. Tutti erano cosi eccitati come noi. Lucia e Rafaele insistevano a ospitarci.
Siamo partiti da Miami domenica il 19 ottobre per Londra. Dopo uno scalo di sei ore all’aeroporto di Heathrow siamo arrivati a Nizza lunedì 20 ottobre. Durante il nostro soggiorno a Nizza abbiamo visitato la nostra amica Rita Meloni che avevamo conosciuto tre anni prima a Eze, in Francia. La famiglia di Rita proviene originalmente dalla Sardegna. Questo incontro con Rita tre anni prima e tutt’un'altra storia. Abbiamo passato tutto il giorno dopo, martedì 21 con Rita la quale ci fece vedere tutti i punti salienti di Nizza. Il giorno dopo, mercoledì 22, abbiamo lasciato Nizza e ci siamo diretti verso la Riviera Italiana. La nostra prima fermata sarebbe stata Viareggio. Avevamo scelto Viareggio perché era sulla costa e non lontano da Pisa. Avevamo progettato di passare giovedì 23 a Pisa e poi avviarci verso Campobasso venerdì 24 ottobre. Nella sua lettera Laura ci diceva che il momento migliore per venire sarebbe stato nel fine di settimana perché tutti sarebbero stati lì. Sapevo che il 24 ottobre sarebbe stata una data speciale visto che avrei incontrato tutti, ma non sapevo che bella sorpresa ci era stata riservata.
Venerdì mattina, siamo partiti da Viareggio diretti verso Campobasso. Secondo le direzioni che avevo preso da Mapquest, Campobasso era a circa 7 o 8 ore di distanza in macchina. Le direzioni non mi avrebbero portato direttamente a Mascione, che sta a qualche chilometro da Campobasso, ma mi avrebbero portato direttamente nella città. Una volta arrivati nella città avevo un piano. Sarei andato in un bar, pizzeria, gelateria o qualsiasi altro posto dove mi sarei potuto fare capire. Pensavo che con tutto l’italiano che avevo imparato avrei almeno potuto presentarmi. Pensavo dire chi ero e che il mio italiano non era molto buono. Volevo anche dire che l’inglese della mia famiglia non era molto buono e se sarebbero stati cosi gentili da telefonare per me.. Volevo che dicessero alla mia famiglia dove eravamo e se potrebbero venire a prenderci. Non è andato tutto liscio come pensavo. Nel primo negozio non mi hanno capito, il secondo negozio, di tessuti, non aveva telefono, il prossimo negozio, una pizzeria aveva il telefono abilitato solo per le chiamate in arrivo e finalmente dopo la quarta prova, una gelateria, il proprietario fece la chiamata per me. Questa è stata la prima volta che ho dovuto comunicare in italiano. Penso di essermi sbrogliato abbastanza bene visto che il signore fece quella chiamata per me. Ironicamente, anche lui si chiamava Pasquale. Chiamò Laura e le disse dove ci trovavamo. Avevano aspettato la nostra chiamata tutto il giorno. Pasquale mi disse che conoscevano la gelateria e che sarebbero arrivati dopo 10 minuti. Quando tornerò a Campobasso, mi fermerò a trovare anche Pasquale.
Cominciai a sentirmi in ansia. Eravamo estremamente eccitati. Stavo ancora nella gelateria e Mariann stava in macchina ad aspettarmi. Tornai alla macchina per dire a Mariann che sarebbero arrivati presto. Mi ero fermato in una posto di sosta vietata e Mariann era nervosa. Aveva paura che un vigile sarebbe venuto a farle una multa. Le dissi di fare finta di essere ancora a Brooklyn, dove gli Italiani hanno inventato il parcheggio illegale. Dieci minuti dopo, Lucia e Laura arrivarono. Era un momento molto commovente. Ero così eccitato che non trovavo le parole. Non sapevo cosa dire. Ero molto felice. Ci siamo abbracciati e ci siamo guardati meravigliati. Poi siamo andati alla macchina a prendere Mariann. Le tre donne erano così eccitate che saltavano di gioia. Mariann andò con Lucia e Laura venne in macchina con me. Laura ed io provammo a comunicare. Ridemmo molto. Mariann disse che la sua conversazione con Lucia andò molto bene. Era come se ci conoscevamo da sempre.
Ci avviammo verso la frazione Mascione che era a circa 10 minuti. Cominciava a fare buio. Siamo arrivati a casa e ho finalmente conosciuto Rafaele. Era un altro momento molto commovente. Eravamo tutti e due eccitati. Tutti ci abbracciarono e ci diedero il benvenuti. Erano tutti contenti di vederci. Era un momento specialissimo. Ho anche conosciuto Michele, Lena, Francesco e Santina. Poco dopo ho conosciuto Sandro. Poi venne Massimo e poco dopo arrivò anche Marìa. Stavo conoscendo cugini che non sapevo esistevano. Era stupendo. Poi finalmente arrivo Rosaria. Era una bella sorpresa perché non sapevo che Rosaria parlava l’inglese perfettamente. Rosaria è la sorella di Lucia. Aveva vissuto in Australia per vent’anni. Per i prossimi quattro giorni Rosaria ci servì da traduttrice. Quando non c’era e non riuscivamo a capirci, dicevamo simultaneamente “aspettiamo Rosaria”. Ci stavamo tutti divertendo. Lucia, che io ho soprannominato Santa Lucia, cominciò a cucinare e non si fermò un attimo. Il cibo era incredibile. Mangiammo pasta, pollo fresco, pizza, insalata, lasagne, pane fatto in casa e tutta una varietà di dolci. Marìa ci porto il pane e la pizza fatti in casa. Abbiamo anche bevuto il vino di Rafaele e mangiato prosciutto fatto da lui. Era incredibile. Parlammo, mangiammo, bevemmo e parlammo, mangiammo e bevvemmo ancora tutta la notte. Mi ha ricordato le riunioni di famiglia che avevamo quando mio nonno era ancora vivo, più di quarant’anni prima. Era una celebrazione, “Ritorno a Campobasso”. Cominciai a praticare in pieno il mio italiano. Seguii il consiglio della mia professoressa Myria. Mi aveva detto di non preoccuparmi della grammatica o di fare sbagli. “Buttati e parla. E la loro lingua madre e sapranno cosa intendi dire.” Aveva ragione. Tutti mi dissero che parlavo assai bene. Una volta che cominciarono a darmi da mangiare e da bere non mi sono fermato più. Era una notte molto bella.
Era circa l’una di notte. Tutti erano rientrati a casa. Mariann era stanca e andò a letto. Io mi sentivo ancora piena di energia tremenda anche se era tardi e avevo guidato tutto il giorno. Era pura adrenalina. Stavo in cucina con Rafaele, Lucia e Laura. Stavo ancora bevendo il vino di Rafaele e divertendomi molto. Stavo provando a raccontargli della famiglia Casertano in America e altri argomenti in generale che potevo tradurre facilmente. Visto che il mio italiano non era molto buono, ho provato a mantenermi sul semplice. Era un po’ difficile ma nei prossimi giorni sono riuscito a dargli tante informazioni su di noi e ricevere tante informazioni da loro. C’era molto da assorbire. Avevo portati dei documenti di mio nonno che pensavo avrebbero interessato tutti. Lo erano e sono stati anche felici che li avevo portati. Mentre gli facevo vedere quei documenti e provavo a spiegargli in italiano che tipo di documenti erano, Lucia mi fece notare qualche cosa. La faccia di Lucia era illuminata di curiosità e sembrava dire “Roberto, Roberto, cos’è questo e questo?” Stava indicando il documento ufficiale che Pasquale ricevette quando arrivò in America. Guardai cosa stava indicandomi. Anche se era in inglese, era la data. La data era il 24 ottobre 1913. Dopo qualche secondo mi resi conto di perché era così eccitata. Quel giorno era il 24 ottobre 2003. Mariann ed io eravamo arrivati a Campobasso esattamente 90 anni dopo l’arrivo di mio nonno in America. Ci siamo guardati stupiti. Non c’erano problemi di lingua in quel momento. Penso che eravamo tutti un pò in shock. Questo era il terzo segno. Il primo fu l’arcobaleno, Pasquale della gelateria che fece la chiamata era il secondo. Il 24 ottobre era un giorno bellissimo.
I prossimi tre giorni rimarranno nella mia mente per sempre. Cugini arrivavano da tutto Campobasso. Abbiamo conosciuto Salvatore, Angelina, Luca, Alessandra e Chiara. Abbiamo anche conosciuto le sorelle di Rafaele, Angelina, Irene, Carmelina e Elvira. La ragazza di Massimo, Laura, pure venne a conoscerci. Poi abbiamo conosciuto Marco, il ragazzo di mia cugina Laura. La zia di Marco vive a Staten Island e sua madre aveva vissuto là per quattro anni prima di tornare a Campobasso. Non potevo credere che Marco aveva visitato Staten Island. Il suo inglese era molto buono. Che mondo piccolo. Ero un pò deluso di non avere potuto conoscere Claudio, speriamo di farlo la prossima volta. Mia cugina Laura e il suo ragazzo avevano progettato molto per la nostra visita. Volevano farci vedere molto. Ci portarono a Campobasso vecchio e ci diedero un tour della città. Era un’altra lezione di storia. Ero tornato indietro nel tempo provando ad imparare e assorbire cosi tanto della storia della mia famigli in cosi poco tempo. Domenica ci portarono alla chiesa che frequentava mio nonno. Abbiamo anche visto il luogo di riposo dei miei bisnonni, Michele e Irene. Lì ho conosciuto mia cugina Giovanna e sua madre Elvira. Elvira è un’altra cugina di primo grado di mia madre. Giovanna era cosi contenta di conoscerci che cominciò a piangere. Una volta che lei cominciò a piangere non ci volle molto prima che Mariann iniziasse a piangere anche lei. Quel pomeriggio volevo vedere dove mio nonno era nato e cresciuto. Pensavo che mia cugina Laura ci avrebbe portato in macchina, invece facemmo una piccola passeggiata. La casa dove crebbe mio nonno stava a 50 metri. Era la casa accanto al numero 16 di Mascione. Era incredibile. Mi resi conto che tutti i Casertano hanno continuato a vivere a Mascione, lo stesso posto che mio nonno lascio' novant’anni prima.
La prima volta che siamo stati in Italia, nell’autunno del 2000, la prima città che avevamo visitato era Santa Margherita sulla costa Ligure. Era in quel momento che sentivo che l’Italia sarebbe stata molto speciale per Mariann ed io. Avere conosciuto la mia famiglia a Campobasso era molto importante per me. Continuerò a mantenere i contatti e spero di ritornare molte volte. Io e mia moglie non abbiamo figli ai quali passare la nostra eredità italiana. E un eredità della quale sono molto, molto fiero. Pasquale Casertano venne in America quando aveva solo 16 anni. Venne in America per ragioni economiche e per le opportunità che c'erano, e delle quali anch'io ne traggo vantaggio. Gli italiani che vennero in America erano molto forti, fieri e lavoratori. Hanno aiutato a creare l’America forte di oggi. Vorrei che i Casertano a Campobasso si ricordino sempre dei tre fratelli che vennero in America e spero che si ricordino di me come il Casertano che ritornò a Campobasso.
Domenica 26 ottobre 2003, dopo un’altra cena fantastica, la mia famiglia ci presentò una torta sulla quale avevano scritto in inglese “Welcome to the Casertano Family”. Era molto emozionante per noi due e ci arrivò dritto in cuore e incise una memoria che non dimenticheremo mai. Il giorno dopo ci stavamo preparando per la nostra partenza. Saremmo andati in Calabria e poi in Sicilia. Rosaria ci diede una carta telefonica di modo che potevamo chiamarli e fargli sapere dove eravamo e che eravamo arrivati sani e salvi. Lucia e Laura avevano provveduto al nostro viaggio. Ci diedero abbastanza cibo per un mese. Ci hanno anche dato una grossa bottiglia del vino di Rafaele per il viaggio e una bottiglia di olio d’oliva da riportare in America. Lena e Francesco ci hanno dato della salsiccia fatta in casa, delle briosce e delle caramelle. Angelina venne a salutarci e ci portò del formaggio. Abbiamo mangiato tutto il cibo dei Casertano e bevuto tutto il vino dei Casertano per tutto il viaggio in Sicilia. Era bellissimo. Ci rimane ancora dell’olio d’oliva e tutte le volte che lo usiamo, Campobasso e i Casertano vengono menzionati nella nostra conversazione. Ogni volta che parliamo della nostra visita a Campobasso non possiamo fare a meno di sorridere.
Vogliamo ringraziare tutta la famiglia Casertano a Campobasso per avere reso la nostra visita lì cosi speciale e memorabile. Ci ricorderemo sempre il caloroso benvenuto ricevuto da tutti e speriamo potere tornare a Campobasso prossimamente. Vogliamo anche ringraziare di cuore Rafaele e Lucia per averci ospitati durante la nostra visita. E finalmente un grazie di cuore a mia cugina Laura che mantiene le nostre comunicazioni in vita. Grazie Laura.

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