Consulenti esterni, città divisa“Professionisti locali, unitevi”
I giovani avvocati Miele e Vitale reagiscono all’overdose di forestieri chiamati dal sindaco Greco con una proposta: un’associazione che riunisce i professionisti termolesi. “Dobbiamo farci sentire per vincere la diffidenza di chi pensa che siamo collusi con chi ha gestito il potere in passato”. Ma c’è anche chi difende le scelte del sindaco.
Il “dibbattito” (con due “b”) non accenna a placarsi. E si concentra su una domanda sempre uguale da qualche settimana: è giusta o sbagliata l’esterofilia del sindaco Greco che a Termoli, in pochi mesi, ha fatto arrivare una mezza dozzina di consulenti da fuori regione evitando accuratamente di pescare nel mazzo dei professionisti locali? Probabilmente, se lo stesso sindaco si fosse premurato di dare qualche spiegazione in più e se avesse di volta in volta dato pubblicamente conto delle ragioni delle sue scelte, la discussione si sarebbe già smorzata da tempo. Ma visto che finora le spiegazioni non sono mai arrivate – neppure a fronte di richieste ufficiali – la spaccatura tra “favorevoli” e “contrari” diventa ogni giorno più netta e in grado di dividere Termoli e i termolesi, indipendentemente dalle loro simpatie politiche.
Giusto per rinfrescare la memoria: il primo è stato il segretario comunale, fatto arrivare da Rodi Garganico; poi è stata la volta del nuovo capo dei Vigili Urbani pescato in provincia di Chieti; quindi un avvocato di Bari scelto per seguire i contenziosi del Comune davanti al Tar; per la questione dello smaltimento rifiuti ci si è affidati a un esperto di Pesaro; per la stesura del nuovo piano regolatore a un architetto de L’Aquila; ancora da Bari è stato chiamato un altro avvocato per dare consulenze legali al cosiddetto Ufficio di Piano; infine il nuovo dirigente del settore Lavori Pubblici è stato pescato in Provincia di Milano, anche se è di origine pugliese.
Quella che all’inizio poteva sembrare una casualità, col passar del tempo è diventata una chiara strategia. Di fronte alla quale, poco per volta, sono divampate le polemiche. E le prese di posizione. C’è chi, come il giovane Antonio di Simio, in una lettera inviata a Primonumero si definisce «scandalizzato» dalle critiche mosse ai consulenti di altre regione e dice: «Come ci si può indignare se il Segretario Comunale non appartiene alla dinastia dei puri termolesi o se il nostro sindaco non ha il suo albero genealogico piantato nelle spiagge di Rio Vivo Marinelle? O, addirittura, come si può arrivare al punto di effettuare finanche delle ricerche per scoprire il gran misfatto, e cioè che uno dei consulenti del comune è di Cerignola: la catastrofe».
Per Di Simio e per molti come lui, insomma, questo campanilismo che vorrebbe il Municipio popolato esclusivamente da professionisti di casa nasconde un anacronistico atteggiamento nei confronti di un’Italia che si apre sempre più all’Europa e di un’Europa che diventa sempre più Stato di tutti gli italiani.
Dall’altra parte, invece, c’è chi si sente offeso dalla «diffidenza di Greco verso i suoi concittadini». E’ il caso di Enrico Miele e Michele Vitale, 35 anni, avvocati entrambi, un tempo compagni di banco al liceo e ora - dopo la laurea e diversi master all’estero - associati nello stesso studio legale, l’uno presidente dell’associazione culturale “il Mosaico”, l’altro dell’Aadi.
Miele e Vitale qualche settimana fa hanno inviato una lettera aperta al sindaco Greco chiedendo «perché mai tutti professionisti di fuori regione». E forse la loro iniziativa, più di altre, ha alimentato il dibattito. Anche se la loro richiesta è rimasta sospesa nel vento. «Il sindaco» dicono «non ci ha risposto e per noi questo silenzio è stato clamoroso». Così hanno deciso di tornare all’attacco in un altro modo: «Di fronte al suo silenzio ci siamo detti che se fossimo stati cento piuttosto che due, sarebbe in qualche modo stato costretto a interloquire con noi. E allora abbiamo deciso di mettere in piedi un’associazione che unisca tutti i professionisti termolesi in erba (non per questo meno preparati): sarà un modo per proporsi e proporre consigli sull’amministrazione della nostra città come liberi cittadini».
Ok, il sindaco non vi ha risposto. Ma secondo voi perché Vincenzo Greco predilige i professionisti di fuori regione?
«Credo che Greco non si fidi dei termolesi perché pensa che siano tutti legati al passato, oppure collusi con poteri sporchi. E forse dei giovani pensa che siano inesperti».
I vostri colleghi e conoscenti cosa ne pensano invece?
«Beh, quelli che abbiamo sentito la vedono tutti come noi. Ma dopo quella lettera qualcuno ci ha detto: “Ma che siete pazzi? Vi mettete contro il sindaco?”. E invece noi non ci mettiamo proprio contro nessuno, perché volevamo e vogliamo solo dire la nostra. Tanto più che per questo Comune stiamo realizzando dei progetti: uno è il wi-fi in piazzetta e l’altro è il progetto sax-p, cioè la proposta di realizzare una sala multimediale-informatica per il Comune e poi gestirla. Non ce l’abbiamo con il sindaco, ma casomai con un vecchio modo di pensare, contro atteggiamenti arroganti e di distacco nei confronti dei giovani professionisti».
Voi cosa ne pensate dello staff scelto dall’amministrazione?
«Professionalmente nulla, perché neanche conosciamo personalmente gli operatori. Però ci sono cose che a volte ci lasciano interdetti. Si spendono 50mila euro per l’informazione, si crea un ufficio innovazione e poi nessuno ha mai pensato di diffondere il sistema wi-fi. Adesso a Difesa Grande il sistema sarà inaugurato in una nuova piazza, ma se ne occuperà “il Mosaico” come associazione».
Qualcuno però potrebbe obiettare che vi state spianando la strada alla carriera politica, oppure che siete intenzionati solo a farvi pubblicità?
«Noi non siamo politici e non vogliamo essere tali, ma fare politica con la p maiuscola, nel senso di contributo democratico alla città. Ci sentiamo come l’avanguardia di una coscienza critica giovanile più colta e più consapevole. Abbiamo elaborato un nuovo modo di affrontare i problemi: il ‘lateral thinking’, che significa guardare le situazioni che appaiono chiuse da un’altra prospettiva».
Spiegatevi meglio, volete applicare a Termoli un ‘pensiero laterale’?
«Esatto, vogliamo lavorare in team per combattere il vecchio modo di pensare, per valorizzare la meritocrazia, contribuire ad ampliare gli orizzonti di Termoli in modo da renderla più europea. Vogliamo dare voce a questa gioventù che viene infangata dal sospetto di essere collusa al vecchio potere. E’ una battaglia ideologica e non per prendere il posto di qualcuno. Francamente troviamo paradossale che chi lavora fuori regione sia penalizzato quando si tratta di lavorare per la propria città».
Credete che la mentalità dei termolesi abbia però dei limiti?
«Il tempo dell’orecchino al naso non esiste più, però a Termoli come in Regione c’è una strana mentalità diffusa, che è quella di legarsi al politico e la paura di esporsi per non contrastare i politici. E poi c’è una certa difficoltà a lavorare in team, ad unire le forze perché spesso prevale la diffidenza verso gli altri».
Dopo questa intervista vi aspettate una reazione?
«Francamente no, ma noi andiamo avanti per la nostra strada con lo scopo di partecipare alla vita collettiva».
I giovani avvocati Miele e Vitale reagiscono all’overdose di forestieri chiamati dal sindaco Greco con una proposta: un’associazione che riunisce i professionisti termolesi. “Dobbiamo farci sentire per vincere la diffidenza di chi pensa che siamo collusi con chi ha gestito il potere in passato”. Ma c’è anche chi difende le scelte del sindaco.
Il “dibbattito” (con due “b”) non accenna a placarsi. E si concentra su una domanda sempre uguale da qualche settimana: è giusta o sbagliata l’esterofilia del sindaco Greco che a Termoli, in pochi mesi, ha fatto arrivare una mezza dozzina di consulenti da fuori regione evitando accuratamente di pescare nel mazzo dei professionisti locali? Probabilmente, se lo stesso sindaco si fosse premurato di dare qualche spiegazione in più e se avesse di volta in volta dato pubblicamente conto delle ragioni delle sue scelte, la discussione si sarebbe già smorzata da tempo. Ma visto che finora le spiegazioni non sono mai arrivate – neppure a fronte di richieste ufficiali – la spaccatura tra “favorevoli” e “contrari” diventa ogni giorno più netta e in grado di dividere Termoli e i termolesi, indipendentemente dalle loro simpatie politiche.
Giusto per rinfrescare la memoria: il primo è stato il segretario comunale, fatto arrivare da Rodi Garganico; poi è stata la volta del nuovo capo dei Vigili Urbani pescato in provincia di Chieti; quindi un avvocato di Bari scelto per seguire i contenziosi del Comune davanti al Tar; per la questione dello smaltimento rifiuti ci si è affidati a un esperto di Pesaro; per la stesura del nuovo piano regolatore a un architetto de L’Aquila; ancora da Bari è stato chiamato un altro avvocato per dare consulenze legali al cosiddetto Ufficio di Piano; infine il nuovo dirigente del settore Lavori Pubblici è stato pescato in Provincia di Milano, anche se è di origine pugliese.
Quella che all’inizio poteva sembrare una casualità, col passar del tempo è diventata una chiara strategia. Di fronte alla quale, poco per volta, sono divampate le polemiche. E le prese di posizione. C’è chi, come il giovane Antonio di Simio, in una lettera inviata a Primonumero si definisce «scandalizzato» dalle critiche mosse ai consulenti di altre regione e dice: «Come ci si può indignare se il Segretario Comunale non appartiene alla dinastia dei puri termolesi o se il nostro sindaco non ha il suo albero genealogico piantato nelle spiagge di Rio Vivo Marinelle? O, addirittura, come si può arrivare al punto di effettuare finanche delle ricerche per scoprire il gran misfatto, e cioè che uno dei consulenti del comune è di Cerignola: la catastrofe».
Per Di Simio e per molti come lui, insomma, questo campanilismo che vorrebbe il Municipio popolato esclusivamente da professionisti di casa nasconde un anacronistico atteggiamento nei confronti di un’Italia che si apre sempre più all’Europa e di un’Europa che diventa sempre più Stato di tutti gli italiani.
Dall’altra parte, invece, c’è chi si sente offeso dalla «diffidenza di Greco verso i suoi concittadini». E’ il caso di Enrico Miele e Michele Vitale, 35 anni, avvocati entrambi, un tempo compagni di banco al liceo e ora - dopo la laurea e diversi master all’estero - associati nello stesso studio legale, l’uno presidente dell’associazione culturale “il Mosaico”, l’altro dell’Aadi.
Miele e Vitale qualche settimana fa hanno inviato una lettera aperta al sindaco Greco chiedendo «perché mai tutti professionisti di fuori regione». E forse la loro iniziativa, più di altre, ha alimentato il dibattito. Anche se la loro richiesta è rimasta sospesa nel vento. «Il sindaco» dicono «non ci ha risposto e per noi questo silenzio è stato clamoroso». Così hanno deciso di tornare all’attacco in un altro modo: «Di fronte al suo silenzio ci siamo detti che se fossimo stati cento piuttosto che due, sarebbe in qualche modo stato costretto a interloquire con noi. E allora abbiamo deciso di mettere in piedi un’associazione che unisca tutti i professionisti termolesi in erba (non per questo meno preparati): sarà un modo per proporsi e proporre consigli sull’amministrazione della nostra città come liberi cittadini».
Ok, il sindaco non vi ha risposto. Ma secondo voi perché Vincenzo Greco predilige i professionisti di fuori regione?
«Credo che Greco non si fidi dei termolesi perché pensa che siano tutti legati al passato, oppure collusi con poteri sporchi. E forse dei giovani pensa che siano inesperti».
I vostri colleghi e conoscenti cosa ne pensano invece?
«Beh, quelli che abbiamo sentito la vedono tutti come noi. Ma dopo quella lettera qualcuno ci ha detto: “Ma che siete pazzi? Vi mettete contro il sindaco?”. E invece noi non ci mettiamo proprio contro nessuno, perché volevamo e vogliamo solo dire la nostra. Tanto più che per questo Comune stiamo realizzando dei progetti: uno è il wi-fi in piazzetta e l’altro è il progetto sax-p, cioè la proposta di realizzare una sala multimediale-informatica per il Comune e poi gestirla. Non ce l’abbiamo con il sindaco, ma casomai con un vecchio modo di pensare, contro atteggiamenti arroganti e di distacco nei confronti dei giovani professionisti».
Voi cosa ne pensate dello staff scelto dall’amministrazione?
«Professionalmente nulla, perché neanche conosciamo personalmente gli operatori. Però ci sono cose che a volte ci lasciano interdetti. Si spendono 50mila euro per l’informazione, si crea un ufficio innovazione e poi nessuno ha mai pensato di diffondere il sistema wi-fi. Adesso a Difesa Grande il sistema sarà inaugurato in una nuova piazza, ma se ne occuperà “il Mosaico” come associazione».
Qualcuno però potrebbe obiettare che vi state spianando la strada alla carriera politica, oppure che siete intenzionati solo a farvi pubblicità?
«Noi non siamo politici e non vogliamo essere tali, ma fare politica con la p maiuscola, nel senso di contributo democratico alla città. Ci sentiamo come l’avanguardia di una coscienza critica giovanile più colta e più consapevole. Abbiamo elaborato un nuovo modo di affrontare i problemi: il ‘lateral thinking’, che significa guardare le situazioni che appaiono chiuse da un’altra prospettiva».
Spiegatevi meglio, volete applicare a Termoli un ‘pensiero laterale’?
«Esatto, vogliamo lavorare in team per combattere il vecchio modo di pensare, per valorizzare la meritocrazia, contribuire ad ampliare gli orizzonti di Termoli in modo da renderla più europea. Vogliamo dare voce a questa gioventù che viene infangata dal sospetto di essere collusa al vecchio potere. E’ una battaglia ideologica e non per prendere il posto di qualcuno. Francamente troviamo paradossale che chi lavora fuori regione sia penalizzato quando si tratta di lavorare per la propria città».
Credete che la mentalità dei termolesi abbia però dei limiti?
«Il tempo dell’orecchino al naso non esiste più, però a Termoli come in Regione c’è una strana mentalità diffusa, che è quella di legarsi al politico e la paura di esporsi per non contrastare i politici. E poi c’è una certa difficoltà a lavorare in team, ad unire le forze perché spesso prevale la diffidenza verso gli altri».
Dopo questa intervista vi aspettate una reazione?
«Francamente no, ma noi andiamo avanti per la nostra strada con lo scopo di partecipare alla vita collettiva».